Alluvioni
A proposito delle cause delle alluvioni che nel settembre-ottobre 2000 hanno colpito varie zone italiane (prima Soverato, in Calabria, poi il nord del paese), riportiamo un  articolo di Fulco Pratesi, presidente del Wwf Italia, secondo il quale occorre "una rinaturalizzazione dei corsi d'acqua attualmente incamiciati e trasformati in cannoni ad acqua".
 

Colpa di un suolo cementificato

Certo, le alluvioni ci sono sempre state. In un Paese come il nostro dove la maggiorparte dei fiumi è costituita da torrenti con la mania di grandezza, l'esondazione è quasi un'abitudine. Ma la loro intensificazione negli ultimi anni ha delle cause che sarebbe bene non trascurare. A parte il cambiamento del clima che, grazie a un aumento di temperatura, favorisce maggiori evaporazioni e di conseguenza maggiori precipitazioni, anche torrenziali, non si può non riconoscere che l'impermeabilizzazione del suolo, cresciuta a ritmi incredibili negli ultimi anni, abbia peggiorato le cose.
Dalle pendici spesso denudate dagli incendi, dalle piste da sci, dai parcheggi, dalle strade, dai villaggi turistici, l'acqua, non più regimata dal lavoro paziente ed eroico dei contadini, fatto di canalette e di siepi, di piccoli invasi e di prati umidi, scende a valle spesso incanalata tra sponde di cemento che ne velocizzano la corsa e ne impediscono la percolazione nelle falde subalveo. E si scarica violentemente in fiumi anch'essi contenuti nella loro espansione naturale da letti pensili e da argini costrittivi e ove la vegetazione artificiale costituita da pioppeti, facili a sradicarsi e a far da tappo nei ponti, ha preso il posto di quella naturale più adatta a frenare l'impeto delle piene. I numeri parlano chiaro: stando ai dati statistici dell'Unione Europea, dal 1987 al 1997 (dieci anni), case, parcheggi, svincoli, autostrade, ipermercati, industrie, magazzini hanno divorato (e impermeabilizzato) circa 2.800.000 ettari del nostro suolo. E mentre dal 1967 al 1997 la perdita di terreno agrario è stata, per l'intera Unione Europea, del 2 per cento da noi il calo ha raggiunto il 20, un record assoluto. E' chiaro che, con questa situazione ambientale, le cose infuturo non potranno migliorare. A meno che non si ponga, infine, mano (come chiede il Wwf) ad un processo globale di recupero che preveda un arresto nella cementificazione del territorio (oggi ognuno di noi dispone di due stanze, spesso inutilizzate), una riconquista delle aree golenali, una conduzione dei boschi attenta e razionale e una rinaturalizzazione dei corsi d'acqua attualmente incamiciati e trasformati in cannoni ad acqua.
 

(da "Il Corriere della Sera", 18 ottobre 2000, p. 9)
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