VANTAGGI
|
PROBLEMI
|
Pulizia e chiarezza
del
testo: i contenuti vengono disaggregati e non si presentano più
in lunghi blocchi omogenei e compatti.
La disaggregazione si può
ottenere anche nei testi a stampa, tramite espedienti grafici come gli
spazi bianchi tra i paragrafi ecc. Con il testo elettronico tutto
ciò diventa più semplice.
Facilità di accesso
e reperimento delle informazioni.
Esempio
|
La lunghezza
dei nodi
può creare problemi nella fruizione
dei loro contenuti attraverso lo schermo: si è costretti a far scorrere
il testo, e questo è scomodo perchè ricorda più il
rotolo manoscritto che il libro stampato cui siamo abituati.
Secondo alcuni studiosi,
è possibile adottare un accorgimento retorico (cioè relativo
all'efficacia comunicativa di un ipertesto), che consiste nel calibrare
la lunghezza del nodo in modo che possa essere visualizzato in una sola
schermata.
|
Viene esaltata ed enfatizzata
la possibilità di istituire connessioni e relazioni non
sequenziali tra le informazioni. Bisogna perciò rivedere
il modo di scrivere, scrivere non più in modo lineare, ma da
ogni pagina farne nascere altre e poi individuare i nessi tra una pagina
e l’altra. Ciò è di grande interesse dal punto di vista didattico.
L'esaltazione dei processi
non lineari di associazione può provocare
l'acquisizione di un
modo complesso di pensare al sapere, rigettando una rappresentazione
della conoscenza come frammentata in diverse discipline specialistiche,
e favorendo uno stile cognitivo della complessità.
Le funzioni di orientamento
e di "navigazione" offerte dagli ipertesti possono stimolare un apprendimento
caratterizzato dalla produzione più attenta ed esperta di mappe
concettuali relative al dominio di conoscenza trattato.
|
|
La necessità
di strutturare l'informazione in piccoli blocchi semanticamente autosufficienti
favorisce la capacità di sintetizzarne il contenuto.
|
Gli ipertesti non sono adatti
per scrivere testi di tipo retorico-argomentativo:
"una tale [a piccoli
blocchi] organizzazione dei materiali può diventare un ostacolo
a un ragionamento disteso. Il contenuto testuale dei nodi talora si riduce
a semplici aforismi e facilmente assume un tono apodittico anzichè
argomentativo. Risulta difficile all'autore svolgere una tesi, dipanare
i pro e i contro come farebbe in una scrittura piana e distesa. Insomma
gli ipertesti sembrano poco adatti per fini retorici, sia in scrittura
(per dimostrare una tesi), che in lettura (per seguire un ragionamento)."
(Carlini
1999,
p. 59, con riferimento a: De Carli, L., Internet. Memoria
e oblio, Torino, Bollati Boringhieri 1997, p. 27)
|
Oltre a servire da connessione
fra i nodi, i legami (link)
forniscono informazione,
più precisamente l'informazione circa le relazioni esistenti fra
i nodi: relazioni subordinate, sovraordinate, associative ecc.
Un ipertesto può
quindi essere considerato come una base integrata di conoscenze nella quale
vengono forniti non solo i concetti, ma anche le relazioni logiche fra
i concetti. Di conseguenza, costruendo un ipertesto siamo indotti a rendere
espliciti tutti quei collegamenti fra le nozioni, che di solito stabiliamo
solo mentalmente.
|
|
-
Presenza di una grande quantità
di informazioni in spazi fisici molto ridotti, ma soprattutto grande
quantità di legami e connessioni che è possibile costruire
fra le informazioni ed offrire al discente.
-
Viene esaltata l'intertestualità
( = ogni testo puo' essere compreso solo facendo riferimento ad altri testi).
Si possono così accostare al testo tutte le possibili informazioni
ad esso collegabili, dando vita ad un vasto insieme di nozioni in cui il
lettore può spostarsi liberamente.
|
-
Rischio del disorientamento
(perdersi "nell' iper-spazio"). Così un ricco ambiente di apprendimento
può facilmente diventare un ambiente di "ipercaos".
Un accorgimento
retorico per ovviare a questo inconveniente può consistere nell'evitare
di evidenziare, con colori o altri mezzi, le parole calde, per fare in
modo che l'utente non venga tentato dal cliccarle distraendosi dal proprio
percorso di lettura.
-
Rischio di sovraccarico
cognitivo, derivante dallo sforzo e dalla concentrazione necessari per
fronteggiare contemporaneamente più compiti e più percorsi.
-
La vasta quantità di
informazioni e la necessità di percepire tutto attraverso uno schermo
interattivo, possono creare qualche problema all'utente, che non riesce
a comprendere l’organizzazione generale del materiale.
Bisogna allora offrirgli
una buona interfaccia (cioè una grafica efficace: aspetto
dei bottoni, uso di un sistema coerente di icone, mappe di navigazione,
ecc.) che lo aiuti a navigare tra le informazioni.
Un'interfaccia molto diffusa
è quella che fa riferimento alla metafora della biblioteca: i bottoni
dell’ipertesto vengono raffigurati come dei volumi; l’utente si muove,
virtualmente, tra i vari scaffali e cerca le notizie che gli interessano,
mettendo in atto le stesse modalità di ricerca che gli sono consuete
in una biblioteca reale, cioè come se stesse sfogliando libri, consultando
dizionari, ecc.
Tuttavia, se è vero
che l'utente deve avere una buona bussola per la navigazione "e non deve
spendere il proprio tempo nel tentativo di capire come si usano i pulsanti
disposti nella videata che ha di fronte, è altrettanto vero che
esistono forme di difficoltà funzionali all'apprendimento. Di conseguenza
va rivista l'idea che chi usa un multimedia non deve mai trovarsi in difficoltà."
(B. Bruschi, Multimedialità
2000. Una crisi di coscienza?, in "Nuova secondaria", n. 5, 1998-99,
p. 19-20)
|
La forma multi-codice
(video, testi, suoni...) dell'informazione proposta può divertire,
suscitare interesse, favorire la memorizzazione dei contenuti.
|
L'eccesso di stimolazione
derivante dalla molteplicità dei sistemi simbolici utilizzati può
risultare distraente.
E' vero poi che
un'immagine vale cento parole, ma "alcune ricerche stanno dimostrando che,
per quanto riguarda l'apprendimento, non sempre la grafica rappresenta
il corretto supporto al testo. Pare, anzi, che in alcuni casi il fatto
stesso di occupare la mente con delle immagini costituisca un fattore di
disturbo per la memorizzazione delle informazioni."
Inoltre "coloro che ricorrono
alla memoria visiva sono facilitati nei processi di acquisizione delle
informazioni dall'intervento di immagini e supporti grafici; coloro che
utilizzano altre strategie mnemoniche potranno anche risultare disturbati
dalla compresenza segnica." (Bruschi, cit.)
|
Cambiano i ruoli di autore
e lettore. Chi consulta un ipertesto compie delle scelte che sotto
certi aspetti lo rendono anche un po' autore del testo che legge.
La possibilità offerta
di scegliere la propria "rotta" favorisce la personalizzazione dei
percorsi di apprendimento. Facilitando la possibilità di associazione
non sequenziale delle informazioni, l'ipertesto simula i percorsi della
nostra attività di pensiero.
Fra le potenzialità
educative dello strumento ipertesto, la maggior parte degli educatori sottolinea
la possibilità di fornire materiale diversamente strutturato, consentendo
a chi apprende di prendere decisioni riguardo al proprio percorso
di apprendimento.
Un sistema ipertestuale
favorisce quindi ciò che da molti anni è considerato un fattore
importante dell'apprendimento: porre il processo di istruzione sotto il
controllo, sia pure parziale, del discente. Chi studia ha a disposizione
uno strumento flessibile ed interattivo e può seguire un
percorso personale di ricerca dell'informazione e di costruzione delle
competenze.
|
La semplice decisione
su quale via scegliere all'interno di un documento ipertestuale non significa
essere cognitivamente coinvolti nella ricerca e riorganizzazione delle
informazioni. Il lavoro può essere senza risultati se lo studente
si muove all'interno della base di conoscenze in modo casuale e senza
motivazione ovvero praticando col mouse una sorta di zapping
(Hammond, 1992).
|
L'informazione
non è fornita passivamente, ma deve essere ricercata, mettendo
in atto meccanismi di decisione e riorganizzazione delle notizie (Anderson
e Inman, 1989).
|
Chi apprende può
non essere in grado di conoscere quale sequenza di contenuti è necessaria
per raggiungere un determinato obiettivo cognitivo, o quale sia la migliore
per lui stesso. Studi sull'interazione fra abilità e trattamento
educativo (Clark, 1982) hanno mostrato infatti che studenti con basse
abilità cognitive traggono maggior giovamento da una metodologia
di istruzione più strutturata, mentre studenti con alte abilità
di studio imparano di più attraverso un approccio più libero,
destrutturato.
|