Offriamo qui una sintesi delle principali caratteristiche degli ipertesti, evidenziando i loro aspetti positivi accanto a quelli più problematici, soprattutto in campo didattico.
Le informazioni sono tratte e riadattate dai vari libri citati, in particolare da quelli riportati in Calvani.
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La lunghezza dei nodi può creare problemi nella fruizione dei loro contenuti attraverso lo schermo: si è costretti a far scorrere il testo, e questo è scomodo perchè ricorda più il rotolo manoscritto che il libro stampato cui siamo abituati. |
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La necessità di strutturare l'informazione in piccoli blocchi semanticamente autosufficienti favorisce la capacità di sintetizzarne il contenuto. |
"una tale [a piccoli blocchi] organizzazione dei materiali può diventare un ostacolo a un ragionamento disteso. Il contenuto testuale dei nodi talora si riduce a semplici aforismi e facilmente assume un tono apodittico anzichè argomentativo. Risulta difficile all'autore svolgere una tesi, dipanare i pro e i contro come farebbe in una scrittura piana e distesa. Insomma gli ipertesti sembrano poco adatti per fini retorici, sia in scrittura (per dimostrare una tesi), che in lettura (per seguire un ragionamento)." (Carlini 1999, p. 59, con riferimento a: De Carli, L., Internet. Memoria e oblio, Torino, Bollati Boringhieri 1997, p. 27) |
Un ipertesto può quindi essere considerato come una base integrata di conoscenze nella quale vengono forniti non solo i concetti, ma anche le relazioni logiche fra i concetti. Di conseguenza, costruendo un ipertesto siamo indotti a rendere espliciti tutti quei collegamenti fra le nozioni, che di solito stabiliamo solo mentalmente. |
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Un accorgimento retorico per ovviare a questo inconveniente può consistere nell'evitare di evidenziare, con colori o altri mezzi, le parole calde, per fare in modo che l'utente non venga tentato dal cliccarle distraendosi dal proprio percorso di lettura.
Bisogna allora offrirgli una buona interfaccia (cioè una grafica efficace: aspetto dei bottoni, uso di un sistema coerente di icone, mappe di navigazione, ecc.) che lo aiuti a navigare tra le informazioni. Un'interfaccia molto diffusa è quella che fa riferimento alla metafora della biblioteca: i bottoni dell’ipertesto vengono raffigurati come dei volumi; l’utente si muove, virtualmente, tra i vari scaffali e cerca le notizie che gli interessano, mettendo in atto le stesse modalità di ricerca che gli sono consuete in una biblioteca reale, cioè come se stesse sfogliando libri, consultando dizionari, ecc. Tuttavia, se è vero che l'utente deve avere una buona bussola per la navigazione "e non deve spendere il proprio tempo nel tentativo di capire come si usano i pulsanti disposti nella videata che ha di fronte, è altrettanto vero che esistono forme di difficoltà funzionali all'apprendimento. Di conseguenza va rivista l'idea che chi usa un multimedia non deve mai trovarsi in difficoltà." (B. Bruschi, Multimedialità
2000. Una crisi di coscienza?, in "Nuova secondaria", n. 5, 1998-99,
p. 19-20)
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La forma multi-codice (video, testi, suoni...) dell'informazione proposta può divertire, suscitare interesse, favorire la memorizzazione dei contenuti. |
E' vero poi che un'immagine vale cento parole, ma "alcune ricerche stanno dimostrando che, per quanto riguarda l'apprendimento, non sempre la grafica rappresenta il corretto supporto al testo. Pare, anzi, che in alcuni casi il fatto stesso di occupare la mente con delle immagini costituisca un fattore di disturbo per la memorizzazione delle informazioni." |
Un sistema ipertestuale favorisce quindi ciò che da molti anni è considerato un fattore importante dell'apprendimento: porre il processo di istruzione sotto il controllo, sia pure parziale, del discente. Chi studia ha a disposizione uno strumento flessibile ed interattivo e può seguire un percorso personale di ricerca dell'informazione e di costruzione delle competenze. |
La semplice decisione su quale via scegliere all'interno di un documento ipertestuale non significa essere cognitivamente coinvolti nella ricerca e riorganizzazione delle informazioni. Il lavoro può essere senza risultati se lo studente si muove all'interno della base di conoscenze in modo casuale e senza motivazione ovvero praticando col mouse una sorta di zapping (Hammond, 1992). |
L'informazione non è fornita passivamente, ma deve essere ricercata, mettendo in atto meccanismi di decisione e riorganizzazione delle notizie (Anderson e Inman, 1989). |
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