Cronologia - Erto e Casso vent'anni dopo 

(riassunto del capitolo finale del libro di T. Merlin)


 
 
Tina Merlin. Sullo sfondo, Erto e CassoIl 28 dicembre 1966 si dava il via alla costruzione di un nuovo paese nella piana di Maniago. In questo paese si insediarono una parte degli abitanti di Erto e Casso Scheda ed alcune persone provenienti da altre località.
Il paese venne chiamato Vajont, e a strade e piazze vennero dati i nomi di località ertane spazzate via dalla valanga d'acqua. Ma, inseriti in questa pianura, gli ertocassiani hanno perduto la loro identità. Gli anziani non vogliono parlare del disastro. A volte tornano alle vecchie case abbandonate oppure si ritrovano tutti a Erto per le feste importanti.
E i giovani? Cosa sanno di quello che è successo. Sono passati vent'anni, è cresciuta una nuova generazione, in un altro mondo. Sono i figli di chi ha lasciato la propria casa per un lavoro come operaio. Se si chiede loro: "Siete di Vajont?" la risposta è pronta, secca e orgogliosa : "No, siamo Ertani, siamo di razza cimbra!" Scheda

A Erto si è iniziato a costruire, a quota 830 m, solo nel 1971, quasi dieci anni dopo il disastro. La località si chiama Stortan. Gli appartamenti promessi sono 150, ma i finanziamenti dello stato fanno fatica ad arrivare, e intanto i prezzi salgono.
Erto è per metà spopolato. Quelli che sono rimasti conservano la socievolezza di un tempo anche se le tradizionali battute di spirito si sono un po' smorzate. Quando saranno finite le case nel nuovo paese, rimarrà sempre presente in loro lo spirito di Erto.
Gli Ertani rimasti a Erto non hanno ancora perdonato quelli che se ne sono andati.  "Se rimanevano qui, se si battevano con noi, il paese a quota Stortan sarebbe rinato subito e saremmo ancora tutti uniti". Ma chi sono i veri responsabili dell'esodo? Anzitutto i politici, che hanno deciso, secondo i loro interessi, da dove incominciare a costruire ed hanno diviso la popolazione: "il sindaco diceva 'restiamo uniti' e intanto costruiva a Vajont". Alla  fine la gente, disorientata, è andata dove si costruiva prima. Insomma, quella di trasferirsi è stata ancora una volta una scelta pilotata, concordata tra il potere economico e politico, per spartirsi il denaro della ricostruzione.

Ciņ che resta del lago, in una foto del 1985Il lago del Vajont Foto non è più una minaccia. L'acqua è scesa a 632 metri; la montagna si è stabilizzata. L'impianto elettrico è usato come scarico di fondo per mantenere il livello dell'acqua a tale quota.

Il paese di Casso in una foto del 1985Casso è quasi del tutto abbandonata. Rimangono le case a ricordare la tragedia di questo paese, che sorge come una cittadella medioevale a ridosso del monte Salta. Esse sono la testimonianza di un insediamento urbanistico tipicoFoto di una civiltà antica sviluppatasi su questa montagna.
TocScheda, monte malato; Salta, monte che trema. La toponomastica locale rivela antiche saggezze dei primi abitanti insediatisi nella valleScheda conoscitori di terreni e di rocce, assai più esperti degli "esperti" venuti dopo.

Giugno 1982: l'azione legale intentata a suo tempo dal Comune di Erto contro la SADE e l'ENEL, si conclude 19 anni dopo il disastro.
La Corte di Cassazione ha dato ragione al Comune, di conseguenza la Società elettrica e l'ente di Stato hanno dovuto pagare i danni morali e materiali causati dalla catastrofe. I danni materiali sono i ponti, le strade, i sentieri, le teleferiche, la diminuzione della popolazione, gli immobili di proprietà comunale. I danni morali sono i morti, la distruzione della comunità, il trauma dei superstiti.

I nuovi comuni di Erto e Vajont hanno dovuto iniziare, dopo questa sentenza, a dividere le proprietà comunali. Questa spartizione ha provocato e provocherà ancora molte polemiche e rivendicazioni.
 

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