approvazione del progetto:
voto favorevole del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, senza aver
raggiunto il numero regolare di voti
1952
la SADE si impegna a costruire sul
lago una passerella
per riallacciare le comunicazioni con la sponda sinistra della valle; nel
1958, si deciderà invece di realizzare una strada perimetrale lungo
la riva del lago perchè il terreno non avrebbe consentito di costruire
la passerella
1957
la SADE ,
senza autorizzazione, inizia i lavori di scavo
per aumentare la produttività
dell'impianto, si decide di apportare al progetto una variante
in corso d'opera
(alzare la diga di circa 60 m.), che "fa tremare le vene e polsi"
al geologo Dal Piaz
il geotecnico austriaco Müller,
subentrato all'ormai anziano Dal Piaz, si accorge che il terreno è
franoso. Nascono dubbi sul progetto in corso, ma si continua a costruire
la diga
1958
il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici nomina la Commissione
di Collaudo,
per accertare che la diga venga costruita secondo le prescrizioni.
1959
la costruzione della diga è ultimata (261,50 m)
marzo, frana alla diga di Pontesei,
situata a soli 10 km dal Vajont, ma nessuno le presta la dovuta attenzione.
La frana presenta infatti sorprendenti analogie con quella che quattro
anni dopo si verificherà al Vajont
3 maggio, esce un articolo di Tina
Merlin,
intitolato La SADE spadroneggia ma i montanari si difendono; la
giornalista viene denunciata dai carabinieri di Erto (e in seguito
processata) per aver diffuso notizie false e tendenziose atte a turbare
l'ordine pubblico
2 dicembre, in Francia crolla
la diga Malpasset, presso la cittadina di Frejus,
che rende di acuta attualità il Vajont.
A distanza di pochi mesi,
il
rapporto degli esperti conclude che un più approfondito studio
sulle condizioni del terreno sarebbe bastato ad evitare la terribile catastrofe.
Ma nessuno in Italia sembra trarne le dovute conseguenze.
4 novembre, frana un pezzo di roccia del monte Toc;
contemporaneamente, compare sulla montagna una fessura lunga 2.500 metri
a forma di M: è il profilo della frana del 9 ottobre 1963. Ci si
chiede se il movimento del terreno sia solo superficiale o abbia origini
più profonde. Si propende per la prima ipotesi.
17 novembre, svaso fino a 600 m.
30 novembre, Tina Merlin viene assolta dal Tribunale
di Milano per non aver scritto "nulla di falso, di esagerato o di tendenzioso"
(dalla sentenza)
1961
1 gennaio, costruzione della
galleria
di sorpasso (by-pass),
che avrebbe dovuto collegare, in caso di caduta della frana, i due bacini
risultanti
3 febbraio, il geologo Müller
parla di due differenti frane, una ad est ed una ad ovest del torrente
Massalezza: "A mio parere non possono esistere dubbi su questa profonda
giacitura del piano di slittamento... Il volume della massa di frana deve
quindi essere considerato di circa 200 milioni di metri cubi", scrive
il geologo, e conclude sostenendo che la sola misura di sicurezza possibile
è l'abbandono del progetto. Ma la sua relazione non sarà
mai inviata agli organi di controllo
21 febbraio, esce sull' "Unità" un articolo
di Tina Merlin
intitolato Una frana di 50 milioni di metri cubi minaccia vita e averi
degli abitanti di Casso
19 luglio, la SADE fa costruire
dai suoi tecnici, guidati dal professor Ghetti,
dell'Università di Padova, un modellino
idraulico, per effettuare delle prove che prevedano le conseguenze della
caduta di una frana dal Toc, cosa ormai ritenuta da tutti possibile
agosto-settembre, vengono collocati quattro tubi d'acciaio
(piezometri) sulla sponda sinistra del Toc. I tubi, che raggiungono anche
la profondità di 221 metri, servono a controllare se il franamento
in atto sia profondo o superficiale: se i tubi si spezzano, vuol dire che
la frana è superficiale; se invece restano intatti, significa che
il piano di scorrimento della frana è più profondo, perciò
non li interseca, ma li trascina con sè senza spezzarli. Solo un
tubo si spezza subito, gli altri tre rimarranno intatti fino al giorno
del disastro
16 novembre, autorizzazione per la ripresa dell’invaso
il presidente della provincia
di Belluno, Da Borso, va a Roma per chiedere chiarimenti su quanto sta
accadendo al Vajont, ma ne torna insoddisfatto e dichiara che è
difficile lottare contro la SADE che è come "uno
Stato nello Stato"
1962
con la nazionalizzazione
dell'energia elettrica, che avviene proprio in questo anno, si annuncia
una svolta per la diga del Vajont: la SADE dovrà vendere l'impianto
allo Stato e tutto passerà presto ad un nuovo ente chiamato ENEL.
Da questo punto di vista, vendere un impianto funzionante è sicuramente
più conveniente: perciò, proprio quando la situazione del
Toc avrebbe suggerito di usare prudenza e di aspettare, si
sono affrettate le operazioni per il collaudo
, che si sarebbe potuto considerare concluso solo quando l'acqua avesse
raggiunto quota 715 m. s.l.m.
il 3 luglio, il professor
Ghetti,
dopo aver effettuato molte simulazioni sul modellino, consegna la sua relazione
alla SADE, nella quale avverte di non oltrepassare una certa quota nelle
prove d'invaso. La relazione però non viene
resa pubblica
viene effettuata la seconda prova
d'invaso: a novembre, l'acqua raggiunge i 700 m., nonostante i movimenti
del Toc siano in atto. Biadene
cancella dai rapporti quindicinali al Ministero le scosse sismiche registrate
dalle sofisticate apparecchiature montate alla diga
il 2 dicembre comincia lo svaso, che porterà
l'acqua a 647,5 m.
1963
14 marzo, la diga
passa dalla SADE all'ENEL. Si decide di mantenere
la struttura organica del personale precedente
fino a quando non ne fosse sopravvenuta una nuova: nulla cambia al Vajont,
"tutti gli uomini del re passano alla Repubblica", stessi uomini, stessi
metodi di gestione dell'impianto, che resta momentaneamente sotto il controllo
della SADE
20 marzo, l'ENEL-SADE richiede un ulteriore invaso;
la SADE non è arrivata alla nazionalizzazzione con il manufatto
finito, ma vuole finirlo almeno per il momento in cui si faranno i conti
11 aprile, terzo ed ultimo
invaso:
il 4 settembre l'acqua raggiunge la quota di 710 m. (sarà questo
l'ultimo livello raggiunto durante il collaudo); sul Toc si apre una nuova
fessura, si notano inclinazioni degli alberi, avvallamenti della strada
di circonvallazione e l'accentuarsi della lunga fessurazione a forma di
M che attraversa la montagna
8 ottobre, Biadene telefona alla sede di Venezia della
ENEL-SADE perchè si invii un telegramma al sindaco di Erto e Casso
affinchè emetta ordinanza di sgombero della zona del Toc